Storia dell'Alabama

Bandiera dello stato dell'Alabama

L'Alabama divenne uno stato degli Stati Uniti d'America il 14 dicembre 1819. Dopo che le guerre indiane e gli allontanamenti dell'inizio del XIX secolo costrinsero la maggior parte dei nativi americani ad uscire dallo stato, i coloni bianchi arrivarono in gran numero, portando con sé numerosi schiavi africani

Nell'Alabama antebellum, i ricchi coltivatori crearono grandi piantagioni di cotone nella fertile Cintura Nera centrale della regione montana, che dipendeva dal lavoro degli africani schiavizzati. Decine di migliaia di schiavi furono trasportati e venduti nello stato da commercianti di schiavi che li avevano acquistati nell'Alto Sud. In altri luoghi dell'Alabama, i bianchi più poveri praticavano l'agricoltura di sussistenza. Nel 1860 i neri (quasi tutti schiavi) costituivano il 45% delle 964.201 persone dello stato.

I ricchi coltivatori dello Stato consideravano la schiavitù essenziale per la loro economia. L'Alabama, uno dei più grandi stati che praticavano la schiavitù, è stato tra i primi sei stati a secedersi. Dichiarò la sua secessione nel gennaio 1861 e si unì agli Stati confederati d'America in febbraio. Durante la successiva guerra civile americana, l'Alabama partecipò comunque in maniera moderata nonostante la popolazione subì grosse perdite economiche. La Proclamazione di Emancipazione di Lincoln liberò tutti i popoli schiavi negli stati confederati. La capitolazione meridionale nel 1865 pose fine al governo statale confederato. Iniziò quindi un decennio di ricostruzione, un periodo controverso portato avanti da un governo birazziale il quale istituì le prime scuole pubbliche e le prime istituzioni sociali nello stato.

Dopo la guerra, i coltivatori lavorarono per riportare in produzione le loro vaste piantagioni di cotone. Gli afroamericani scelsero di avvalersi di un po' di indipendenza come liberi agricoltori e mezzadri, piuttosto che organizzarsi in gruppi di lavoro. Dove possibile, le donne afroamericane lasciarono i campi. Le piccole aziende agricole, che prima della guerra producevano colture generiche, si rivolgevano ora al cotone come coltura da reddito. Il mercato del cotone si è espanso dunque moltissimo e i prezzi scesero del 50%.[1]

Per mezzo secolo dopo la guerra civile, l'Alabama fu uno stato povero, fortemente rurale, con un'economia basata sul cotone; la maggior parte dei contadini erano inquilini, mezzadri o operai che non possedevano terreni. La ricostruzione terminò quando i conservatori e i democratici bianchi, che si chiamavano "Redentori", conquistarono il controllo del potere legislativo dello Stato sia legale che extralegale, con mezzi legali ed extralegali (tra cui violenza e molestie) stabilendo il dominio politico e sociale sugli afroamericani. Nel 1901, i Democratici approvarono una Costituzione di Stato che di fatto interdisse la maggior parte degli afroamericani (che nel 1900 erano più del 45% della popolazione dello Stato), così come decine di migliaia di bianchi poveri. Nel 1941, un totale di 600.000 bianchi poveri e 520.000 afroamericani erano stati privati dei diritti civili. Inoltre, nonostante i massicci cambiamenti demografici nello stato che favorirono una certa urbanizzazione e industrializzazione, a livello politico vi erano grosse diseguaglianze in termini di rappresentanza. Per decenni, una minoranza rurale domino lo Stato e le esigenze della classe media, urbana e industriale non vennero quasi mai affrontate.

Gli afroamericani che vivevano nell'Alabama subirono ingiustizie in materia di diritti civili, segregazione, violenza e scuole sottofinanziate. Decine di migliaia di afroamericani dell'Alabama si unirono alla Grande Migrazione dal 1915 al 1930 e si trasferirono nelle città industriali, soprattutto nel Nord, specialmente nel Midwest. L'esodo nero aumentò costantemente nei primi tre decenni del XX secolo; 22.100 emigrarono dal 1900 al 1910; 70.800 tra il 1910 e il 1920; 80.700 tra il 1920 e il 1930.[2][3]

Come risultato del disaffrancamento afro-americano e del controllo rurale, la politica statale fu dominata dai Democratici negli anni 1980 come parte del "Sud Solido". L'Alabama produsse un certo numero di leader nazionali.[4]

I programmi del New Deal aumentarono il prezzo del cotone, e la fine della seconda guerra mondiale alla fine portò un po' di prosperità quando lo Stato sviluppò una solida base produttiva. Il cotone cominciò a perdere importanza e la meccanizzazione a partire dagli anni Trenta ridusse il bisogno di lavoro agricolo. Dopo anni di lotte e dopo l'approvazione della legge sui diritti civili del 1964 e della legge sui diritti di voto del 1965, la segregazione fu abolita e gli afroamericani poterono nuovamente esercitare il loro diritto costituzionale di voto.

A partire dalla fine degli anni 1990, i bianchi conservatori cominciarono a passare al Partito Repubblicano. L'elezione di Guy Hunt come governatore nel 1986 segnò lo spostamento politico della maggioranza bianca che divenne una roccaforte repubblicana nelle elezioni presidenziali; i suoi elettori appoggiarono poi i repubblicani anche nelle elezioni a livello statale. Il Partito Democratico dominava ancora gli uffici locali e legislativi, ma il dominio democratico totale era terminato.[5]

  1. ^ America's Reconstruction: People and Politics After the Civil War Archiviato il 14 aprile 2012 in Internet Archive., University of Houston
  2. ^ Sernett, Bound for the Promised Land, 37.
  3. ^ Stewart Emory Tolnay e E. M. Beck, A Festival of Violence: An Analysis of Southern Lynchings, 1882-1930, University of Illinois Press, 1995, p. 214, ISBN 978-0-252-06413-5.
  4. ^ James D. Thomas e William Histaspas Stewart, Alabama government & politics, U of Nebraska Press, 1988, p. 119, ISBN 978-0-8032-9181-2.
  5. ^ Bullock and Rozell, The New Politics of the Old South, p. 87.

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